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Dopo il Natale, è il periodo di pasqua il momento più sentito dalle famiglie italiane che, come da tradizione, scelgono di onorare la festa attorno alla tavola. La domenica, ma anche il lunedì di pasquetta, sono i giorni preferiti per riunirsi in famiglia o tra amici per festeggiare con le tante ricette tipiche che, da Nord a Sud Italia, invadono la tavola.
A casa in famiglia o in vacanza con gli amici, a pasqua la tavola è segnata nel nostro immaginario comune dalla dolcezza della colomba pasquale. Classica, al pistacchio, al cioccolato, ecc. Oggi tra impasti, glasse e ripieni, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
L’origine di questo dolce, come tutte le grandi ricette, non è molto certa, ci sono tante storie che si rincorrono, in bilico tra leggenda e marketing. Così come il suo cugino natalizio il panettone, anche per la colomba, l’unica cosa di cui si è sicuri è il suo legame con il territorio lombardo.
Le origini longobarde:
La leggenda narra che l’origine della colomba risalga all’epoca longobarda, quando il re Alboino, durante l’assedio della città di Pavia, che durò diversi anni e terminò proprio a ridosso del periodo pasquale, ricevette in dono dalla popolazione del luogo un pane dolce a forma di colomba come segno di pace.
Secondo un’altra leggenda lombarda, il primo artefice del dolce fu San Colombano, celebre monaco irlandese.
Quest’uomo giunse alla corte dei sovrani longobardi, i quali lo invitarono a un pranzo festoso.
Durante il pranzo però, il monaco che non voleva trasgredire l’astensione dalla carne comandata in tempo di quaresima, accettò di benedire tutte le portate. Quando l’uomo impose le mani però, i piatti di carne si trasformarono in bianche colombe di pane.
Un dolce “riciclato”:
La storia vuole che, come il panettone, la colomba nasca nella città di Milano. In particolare, questa fu inventata dall’azienda dolciaria milanese Motta negli anni trenta del novecento.
Il lievitato, che oggi noi tutti amiamo, fu il frutto di un’idea del pubblicitario della Motta Dino Villani, che suggerì all’azienda di creare un dolce simile al panettone, così da “riciclare” lo stesso impasto dei panettoni e i macchinari utilizzati per la produzione del dolce natalizio.
L’innovazione fu nella forma, per richiamare il simbolo di questa festività religiosa e nella superficie del dolce, ricoperta di glassa all’amaretto e mandorle.
Qualunque sia l’origine della colomba pasquale, la cosa certa è che questo dolce negli anni è divenuto parte della storia italiana, tanto da essere stata inserita nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani stilato dal Ministero delle Politiche Agricole, con una precisa ricetta stabilita a livello ministeriale.
La ricetta prevede che la colomba pasquale, contenga burro e non altri tipi di grassi, abbia determinati tempi di cottura e una particolare glassa che la ricopre, che può essere diversa in base alle varianti. Se non soddisfa queste direttive ministeriali, il dolce non può essere venduto come “colomba pasquale” ma solo come “dolce di pasqua”.
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